Io e Francesco De Gregori abbiamo un conto in sospeso da un anno. In mezzo a questo anno – tra il 23 marzo del 2015 e il 23 marzo del 2016, che è domani – ci sono state un sacco di cose (tra cui tre concerti disertati per motivi vari, un cavallo da girare, una sparizione, un ritorno e la scoperta dell’abaco). Quello che per molti è una cosa del tutto casuale – che De Gregori torni a Milano esattamente un anno dopo – per me è un regalo e un segno (non oso dire divino) del fatto che nella vita esista sempre una seconda possibilità, se hai la pazienza di aspettarla e il coraggio di riconoscerla. E allora vado a questo concerto come se fosse organizzato solo per me, in salotto. Un modo di De Gregori per dirmi che “la vita, Caterina, lo sai non è comoda per nessuno” e che “bisogna fare e disfare” ma anche che “penso che il futuro sia un dovere“.
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3 anni fa scrivevo la storia di questo ragazzo diviso tra l’ingegneria e la musica, tra i Navigli e Parabiago. Avev… https://t.co/uXLaCCLzO0
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“Ma se io smetto di lavorare per diventare la compagna completa di Antonio sarò felice? E lo renderò felice? No, io… https://t.co/tA27erU9wD
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