Per qualche mese, alcuni anni fa, ho abitato in un piccolo appartamento con le pareti sottili. Ogni mattina, dalla casa di fianco, arrivava una musica bellissima.
Come spesso succede a Milano, non avevo idea di chi fossero i miei vicini: non li avevo mai incontrati. E non avevo mai sentito prima quella musica. Per cui nella mia immaginazione mi ero convinta che l’appartamento adiacente fosse abitato da un pianista. Di più: da un compositore.
Per mesi ho creduto che quella musica la suonasse lui, con un pianoforte a muro posizionato proprio dietro il mio letto. Non mi è mai passato per la testa di accendere Shazam e verificare con la app se quelle note appartenessero a una canzone famosa. Era un periodo in cui la realtà non mi importava poi così tanto. Mi piaceva restare per giorni a casa senza avere alcun contatto con il mondo esterno. Ho persino usato così una intera settimana di ferie, in una estate caldissima e senza condizionatore.
Ho traslocato a settembre, senza aver mai incontrato il mio vicino, lasciando tutto come l’avevo trovato salvo una tazza gialla che avevo rotto in un pomeriggio di troppa malinconia.
Non ho più pensato a quella musica fino a un giorno d’inverno, quando su facebook qualcuno dei miei contatti ha postato un video e ha aggiunto una frase ben scritta, una di quelle che ti invogliano a cliccare sul link. A sorpresa è partita la melodia che suonava il mio vicino. O meglio: è partita la melodia che suonava Ludovico Einaudi. E io ho dovuto finalmente fare i conti con la realtà: non c’era nessun pianista al di là del muro, solo un cd e un buon impianto stereo.
A volte, però, mi piace ancora pensare che in quella casa abitasse un compositore, o magari proprio Ludovico Einaudi in persona.
Se volete ascoltarlo, da stasera – per tre sere – sarà al teatro Dal Verme di Milano.