Per dirla alla Nanni Moretti, io “mi troverò sempre con una minoranza di persone”. Da quando voto, non ho mai vinto una elezione, nemmeno quella per il rappresentante d’istituto al liceo. Perciò, sapermi in una giuria non dev’essere rassicurante per un candidato.
Anche stavolta, infatti, ho votato e ho “perso”. Ma votare è sempre bellissimo, come dice Giorgio Gaber “è più bella anche la scuola quando ci sono le elezioni”. Non sto parlando di un voto politico, ma di un concorso musicale: ero in giuria del “Top 2018”, il referendum sui migliori album italiani del 2018 promosso dal “Forum del giornalismo musicale”. Ogni volta che si tratta di mettere un X o di scrivere un nome su una scheda penso a Gaber e a quella sua canzone che mi accompagna nel tragitto da casa al seggio (o al computer, quando – come in questo caso – si vota online): sento sempre quella “curiosa sensazione che rassomiglia un po’ a un esame di cui non senti la paura ma una dolcissima emozione”, un misto di gratitudine per il diritto di esprimere un voto e di responsabilità nell’esprimerlo. Ed è forse per questo che ho sempre votato, anche quando si trattava di scegliere la miglior pasticceria di Milano.